di Gavino Maciocco
L’accordo FIMMG, SIMG e Sanofi. La denuncia dei giovani medici di famiglia. Il silenzio imbarazzato e imbarazzante della “categoria”.
La pandemia ha messo a nudo gli elementi di maggiore fragilità e inefficienza del nostro sistema sanitario e assistenziale, tra questi in particolare il complesso dei servizi territoriali, dall’igiene pubblica alle cure primarie, alla medicina di famiglia. L’assenza di un filtro territoriale che identificasse i casi, i conviventi e i contatti (l’abc della sanità pubblica), intervenendo e curando a domicilio e inviando solo quando necessario in ospedale, ha disorientato la popolazione, ha messo nel panico i pazienti e ha prodotto alla fine il collasso degli ospedali, provocando in alcune realtà – come le province di Bergamo e Brescia – livelli di mortalità da Covid-19 i più alti al mondo.
“I sistemi sanitari occidentali sono stati costruiti intorno al concetto di patient-centered – ha scritto un gruppo di medici ospedalieri di Bergamo. Ma un’epidemia richiede un cambio di prospettiva verso un approccio community-centered care. Stiamo dolorosamente imparando che c’è bisogno di esperti di salute pubblica ed epidemie.”[i]
In queste terribili settimane tutti hanno potuto constatare quali danni hanno causato il sotto-finanziamento del SSN e la totale disattenzione nei confronti dei servizi territoriali. “Se non avessimo tagliato tanto la spesa sanitaria – si legge sul Corriere della Sera – non saremmo stati costretti a misure che rischiano gravi effetti, economici, politici e sociali, che ancora ci sfuggono. Con dotazioni simili, ad esempio, alla Germania, non avremmo dovuto fermare tutto così a lungo, per non far morire la gente per mancanza di spazi, persone, attrezzature”[ii].
Così mentre il dibattito si spostava dall’analisi della (tragica) situazione, alle possibili proposte per rafforzare e rinnovare i servizi del territorio, partendo dall’organizzazione delle cure primarie e della medicina di famiglia – case della salute, lavoro multidisciplinare, nuovi modelli formativi e anche nuove modalità di rapporto d’impiego -; ecco mentre ferveva tutto ciò la multinazionale farmaceutica Sanofi Italia, la Società Italiana di Medicina Generale (Simg) e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) siglavano un protocollo d’intesa di prospettiva triennale, “finalizzato allo sviluppo di progettualità volte a formare i medici del futuro su tematiche cliniche in costante evoluzione come l’ambito cardio-metabolico, la prevenzione e la gestione della cronicità”[iii].
“Attraverso la sottoscrizione di questo accordo – ha commentato Claudio Cricelli, Presidente Simg – stiamo contribuendo a costruire le basi per una revisione sostanziale del Sistema Sanitario, del ruolo delle singole professioni e delle relazioni tra professionisti, autorità sanitarie e tutti gli attori che compongono il mondo della salute”. L’accordo – ha spiegato Silvestro Scotti, Presidente Fimmg – “aiuterà a considerare anche la variazione dei modelli di offerta di salute e di evoluzione dello stesso rapporto medico paziente nella medicina generale”. Infine Marcello Cattani, Direttore Generale di Sanofi in Italia, ha dichiarato: “Siamo felici di poter annunciare la sottoscrizione di questo protocollo d’intesa che ci vedrà coinvolti in un’inedita alleanza a tre nel fronteggiare le trasformazioni necessarie e le sfide che il nostro Sistema Sanitario dovrà affrontare già nell’immediato futuro”.
Che i rapporti tra sindacati/società della medicina generale e industria del farmaco fossero molto stretti non è una novità, ma non si era mai arrivati a un accordo tra le parti finalizzato a una revisione sostanziale del Sistema Sanitario, inclusa la formazione dei futuri medici di famiglia. Per questo motivo un nutrito gruppo di giovani medici di famiglia del Movimento Giotto e della campagna PHC Now or never ha sentito la necessità di contestare questa inaudita alleanza strategica tra professionisti e industria del farmaco rivolgendosi ai Presidenti degli Ordini dei medici con una lettera che esordisce così: “Gentile Presidente e Collega, Ti scrivo per esprimere una sincera e profonda preoccupazione di cui sento un dovere etico-professionale di condivisione: riguarda l’indipendenza della formazione presente e futura in Medicina Generale”. E si conclude con questa denuncia: “Inoltre, nell’articolo si dichiara testualmente che “Attraverso la sottoscrizione di questo accordo, stiamo contribuendo a costruire le basi per una revisione sostanziale del Sistema Sanitario, del ruolo delle singole professioni e delle relazioni tra professionisti, autorità sanitarie e tutti gli attori che compongono il mondo della salute”. Mi chiedo se tale dichiarazione riportata dalla testata sia veritiera perché in tal caso essa minerebbe in modo esplicito i principi fondativi della nostra professione che deve essere condotta “in scienza e coscienza”, e pertanto dovrebbe essere respinta con forza da codesta FNOMCeO in qualità di garante dei fondamenti etici della nostra professione”[iv].
Un silenzio imbarazzato e imbarazzante ha accolto le tantissime lettere – sotto forma di mail-bombing – che sono giunte ai Presidenti degli ordini professionali. A distanza di 10 giorni neanche un cenno di riscontro da parte del Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.
Un cenno di riscontro è arrivato invece dal Presidente dell’Ordine dei medici di Firenze che ha trasmesso ai mittenti la reazione del Presidente della SIMG, Claudio Cricelli (insieme a poche, stringate, personali conclusioni: “La lettera molto dettagliata è in grado di fugare ogni dubbio su possibili violazioni del codice deontologico”).
Infatti la lettera di Cricelli non entra nel merito delle preoccupazioni espresse dai mittenti, ma è tutta tesa ad allontanare il sospetto di un conflitto d’interessi – vedi art. 30 del Codice di deontologia medica – con il seguente, singolare, sillogismo:
- Siccome la normativa vigente ha introdotto il principio della assenza di conflitto di interesse tra chi progetta organizza ed eroga gli eventi formativi “provider” e chi li finanzia “sponsor” (generalmente uno sponsor privato, il più delle volte l’industria del farmaco),
- Siccome noi, Simg, siamo rispettosissimi della normativa vigente;
- L’accordo con l’industria del farmaco non può far temere, tanto meno configurare alcun conflitto d’interessi.
Un sillogismo che cade come un castello di carta facendo notare che nel mondo – nonostante l’emanazione di montagne di leggi e codici deontologici – ogni anno 500 miliardi di dollari (circa il 7% della spesa sanitaria globale) se ne vanno in corruzione, dalla micro-corruzione al letto del malato a quella macro, diffusa nei piani alti dell’amministrazione e della politica, in molti casi sotto il titolo “conflitto d’interessi”[v] [vi]. Di conflitto d’interessi parla un libro di Dirindin, Rivoiro e De Fiore che spiega bene le strategie messe in atto dall’industria (del farmaco, alimentare, dei dispositivi sanitari) per influenzare le scelte dei professionisti della salute e dei cittadini [vii].
Ma prendiamo pure per buona la volontà di FIMMG e SIMG di dare una svolta alla medicina generale, di rinnovarla, visto che la crisi della pandemia ne ha messo in luce platealmente tutte le fragilità e le arretratezze. Perché non scegliere come partner un soggetto pubblico: il Ministero della salute, il SSN con le sue articolazioni regionali, l’Università? Mai momento propizio come questo ci poteva essere per ottenere attenzione e risorse, per stringere alleanze strategiche. E ancora: visto che nell’accordo – meglio, nella lettera d’intenti – si parla di innovazione nel campo della cronicità, perché FIMMG e SIMG non si impegnano con gli attori pubblici di cui sopra a implementare il Piano nazionale cronicità, contenente molteplici modelli innovativi per la medicina generale e le cure primarie, e anche per questo tenuto in frigo da ben quattro anni?
È anche vero che la formazione continua deve essere finanziata, e la normativa vigente prevede l’intervento di sponsor privati, ma anche qui perché scegliere proprio la strada che porta in tentazione, quella dell’industria del farmaco? Perché non rivolgersi a entità non connesse alla sanità, come fondazioni bancarie, industrie di altri settori, in questo momento particolarmente sensibili al tema della salute?
E infine perché prendersela con i colleghi che chiedono chiarimenti, alcuni dei quali tra l’altro soci SIMG? Sollevando una domanda che alla fine si rivolge contro chi la scrive: “Chiedo infine che qualcuno ponga il quesito: ma chi può mai avere interesse a sollevare delle questioni non solo totalmente infondate ma così platealmente inverosimili in un momento drammatico come questo?”
Infatti: perché un accordo con l’industria del farmaco in un momento drammatico come questo?
[i] https://www.saluteinternazionale.info/2020/03/noi-medici-di-bergamo/
[ii] Bragantini S, Cosa si impara dai tagli alla sanità, Corriere della Sera, lunedì 4 maggio, p. 32.
[iii] https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=84420
[iv] Il testo della lettera dei giovani MMG Preoccupazione per l’indipendenza della formazione in Medicina Generale.
[v] Transparency International: The Ignored Pandemic, Editors: Rachel Cooper, Sarah Steingrüber, Tom Wright, 2019
[vi] Editorial. 2020-30: the decade of anti-corruption? Lancet Global Health 2020; 8: e1
[vii] Dirindin N, Rivoiro C, De Fiore L, Conflitti d’interesse e salute, Il Mulino, Bologna, 2018.