Recensione Codice Rosso

di Marco Geddes da Filicaia

Ho acquistato, fresco di stampa, il libro di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, Codice Rosso, per una certa mania di “completezza di testi” sulla materia trattata, come testimonia la mia biblioteca. Tuttavia, pur apprezzando l’impegno delle due autrici nel redigere i loro periodici Dataroom, avevo la ragionevole certezza che, date le mie letture e una qualche competenza sulle questioni inerenti la sanità italiana, non avrei appreso nulla di nuovo.

Terminata la lettura, peraltro gradevole, delle 242 pagine, devo ammettere che tale certezza si è rivelata assolutamente irragionevole.

Il libro si apre con un ampio capitolo dal titolo significativo: “Un sistema in mano alle lobby”, documentando come il più importante sindacato dei Medici di medicina generale (MMG), la Fimmg, non propone una riforma per riqualificare la professione, per svolgere funzioni di gatekeeper limitando accessi impropri al pronto soccorso, per promuovere la prevenzione e la medicina d’iniziativa ma, citando le parole del vice presidente nazionale, di “…essere in condizioni di aggredire quella fascia di mercato (l’out of pocket) per portare moolte risorse nel nostro stipendio”.

Il libro, trattando delle Case di comunità, testimonia, anche attraverso una documentazione inedita, l’occasione persa di una riforma della Medicina generale. Il testo: “Disposizioni in materia di medici di Medicina Generale e PNRR”, era già predisposto in base anche a precedenti accordi Stato Regioni e sul quale il premier Mario Draghi aveva espresso una posizione favorevole. Poi non è stato portato avanti dal responsabile del Dicastero. Io, personalmente lo capisco, perché, come scriveva Manzoni: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

Il successivo paragrafo è dedicato alla formazione dei medici, documentando e rivelando aspetti inediti o poco conosciuti. La formazione dei MMG è, in estrema sintesi – affermano le autrici – affidata ai sindacati. È in particolare in tale ambito, così delicato anche per lo sviluppo di una coscienza deontologia ed etica, che emerge un enorme conflitto di interessi, con un intreccio fra sindacato, società scientifica o pseudo tale (Simg), interessi personali nella società di software per la medicina generale, attività di docenza. Se si va a vedere chi gestisce i corsi di specializzazione in medicina generale, nome per nome, si scopre che nella quasi totalità dei casi sono soggetti con un ruolo di rilievo nei sindacati medici. Si aggiunge a ciò, come documenta il libro, un intreccio con l’Ente di previdenza e assistenza medici (Enpam), il cui presidente e vice presidente sono membri di diritto del Consiglio nazionale generale del sindacato e il Segretario generale della Fimmg fa parte del Cda dell’Enpam (i cui costi degli amministratori ammonterebbero a 3 milioni di euro, mentre quelli dell’ente di previdenza per i farmacisti a soli 345.000 – Quotidiano Sanità 18/11/2024).

Uno sguardo più generale alla professione medica e, in parte, a quella infermieristica, si apre con un titolo significativo: “Eutanasia di una professione”. Il libro documenta come i dati sul fabbisogno di medici, in relazione alla curva pensionistica, era stato evidenziato dall’ANAAO da oltre un decennio. Un inascoltato allarme mentre ora si propone da più parti l’abolizione del numero chiuso, che è un falso problema, di cui le autrici sono ben consapevoli. L’incremento di posti nelle Facoltà di medicina non solo produrrà, fra un decennio, un esubero di medici che non avranno occupazione nel nostro paese, ma causa un problema su un altro settore assai più in crisi. “Ogni duemila posti in più a medicina abbiamo circa cinquemila iscritti in meno ai corsi di formazione per le professioni sanitarie”.

La questione da affrontare è la retribuzione e le condizioni lavorative dei sanitari ma, in particolare, l’imbuto formativo delle scuole di specializzazione in medicina.

Su tale problematica viene offerto un interessante quadro, attraverso una ricca documentazione, i risultati di indagini da parte di associazioni di specializzandi e le testimonianze degli specializzandi.

Le autrici citano documentazioni pressoché inaccessibili dell’Osservatorio nazionale per la formazione medico specialistica che deve valutare i requisiti di accreditamento delle Scuole di specializzazione. Si evidenziano così molte irregolarità con ben 135 Scuole di specializzazione che non erano in grado di fornire una formazione adeguata. Il resoconto non si ferma al dato statistico ma, con piglio giornalistico, riporta date e sedi universitarie: A Napoli per dieci anni gli specializzandi in Medicina d’Emergenza e urgenza dell’Università Vanvitelli e Federico II hanno svolto i tirocini in ospedali sprovvisti di Pronto soccorso. “Incredibile, ma vero”, titola il paragrafo! A Catanzaro la Scuola di specializzazione in Pediatria è priva di degenza, quella in Chirurgia vascolare di Bari non raggiunge gli interventi idonei per far si che lo specializzando sia primo operatore per un numero sufficiente di operazioni, come previsto dalle norme.

Viene poi affrontato l’annoso tema delle liste di attesa. Si tratta di un argomento su cui hanno ripetutamente posto l’attenzione i mezzi di informazione e varie associazioni fra cui Cittadinanzattiva, nonché oggetto di ripetute iniziative normative. Il libro indaga anche su aspetti specifici, quali le diverse modalità di rilevare la durata delle attese e il rapporto fra liste di attesa e attività libero professionale intramoenia. Viene inoltre specificato (p. 135) che un Decreto legislativo dell’aprile 1998 aveva introdotto la norma, ignorata e trascurata, che dà il diritto al cittadino, a fronte di un’attesa prolungata oltre un determinato termine, che la prestazione sia resa, al costo del solo ticket, in intramoenia. L’attività in intramoenia pertanto non può essere stata introdotta, ovviamente, nel 1999 (p. 134) dalla Ministra Rosy Bindi, ma venne istituita invece dal Ministro Francesco De Lorenzo nel 1992.

L’analisi dedicata alle Assicurazioni sanitarie, nel capitolo “Salute S.P.A.”, è di grande interesse; una cosa è leggere le offerte, i depliant o qualche resoconto di parte assicurativa, altra è penetrare, almeno in parte, come fanno le autrici, nei meccanismi reali, fra franchigie, la chiusura della copertura al momento del pensionamento, la tipologia di prestazione assicurata (ti faccio la tiroidectomia totale perché la parziale non è coperta dalla tua polizza…), ecc. “È evidente che la promessa delle Assicurazioni di garantire una migliore tutela della salute attraverso un Secondo pilastro sanitario che ci rimborsi le cure sostenute di tasca nostra non corrisponde al vero”.

Il capitolo si chiude con un paragrafo dedicato alla esternalizzazione delle consulenze che riprende la riflessione sulle società di consulenza nell’ambito di un contesto più generale, esposta da Mariana Mazzucato e Rosia Collington nel recente libro: Il Grande Imbroglio.

“Dopo mesi di lettura di documenti, gare di appalto, accordi quadro e raccolta di informazioni – affermano Gabanelli e Ravizza – si scopre cha a muovere le fila della politica sanitaria sono i big delle consulenze private e in definitiva i consulenti finiscono per sostituirsi non solo ai manager interni all’istituzione, ma all’istituzione stessa”.

Dopo un quadro, generico e necessariamente sommario, sugli ospedali italiani, il libro si conclude con un capitolo dedicato a “Vecchi e abbandonati”, questione che emergerà ulteriormente nei prossimi anni per l’invecchiamento della popolazione e le modifiche della struttura familiare. Anche in questo capitolo vi sono informazioni interessanti e rare in merito all’espansione delle società private profit a contratto con il Servizio sanitario e gli utili che generano. Da qui la considerazione che con una gestione pubblica dell’assistenza agli anziani in via di dismissione e sempre più in perdita il privato si trova davanti a una strada senza ostacoli ed estremamente redditizia.

Utilizzando ironicamente l’inciso di cui un autorevole recensore si avvaleva su importanti quotidiani, devo affermare che: “A mio non modesto avviso”, si tratta di un bel libro, frutto di un giornalismo di inchiesta che si è sviluppato su un arco di tempo lungo, accedendo a testimonianze inedite, interne alla problematica indagata e a documenti raramente accessibili. Scritto con una “timida” passione e controllate espressioni, proprie di chi pone le proprie competenze professionali e il suo senso civico al servizio della comunità.

Condividi l'articolo

Facebook
Twitter
LinkedIn
Cerca

Temi

Gli ultimi articoli

Sostieni la nostra causa