di Marco Geddes, pubblicato su saluteinternazionale.info
La popolazione più fragile è stata duramente colpita dal virus e anche dall’isolamento affettivo. Nelle case, nelle residenze, negli ospedali. Alla fine qualcosa si è mosso.
Per fronteggiare la diffusione del contagio, in particolare in ambienti in cui la fragilità delle persone ospitate le rende più a rischio di sviluppare forme gravi di malattia e maggiormente esposte all’infezione (dovendo essere aiutate nella quotidianità e anche nella cura), si è ricorsi agli strumenti che abbiamo avuto a disposizione: il distanziamento fisico, la riduzione dei contatti sociali.