Colloquio con Rosy Bindi, di Carmelo Caruso, il Foglio, 4/12/20
Solo lui può farlo. Silvio Berlusconi prenda posizione contro l’attacco più immeritato rivolto alla sua avversaria più sincera. La sinistra, ad eccezione dei sindacati, non l’ha difesa.
I fatti. “Quando ho visto che girava la candidatura di Rosy Bindi come commissario in Calabria, mi sono messo le mani ai capelli: da lei è iniziato lo slittamento verso il privato”. È una piccola parte di una lunga intervista che Gino Strada ha rilasciato a Repubblica. La verità è un’altra.
Nessuno ha chiesto alla Bindi di fare il commissario. È fuori dalla politica. Non ha ruoli nel suo partito, il Pd. Le è rimasta solo una piccola associazione che ha fondato (Salute Diritto Fondamentale) e la collaborazione con la rivista la “Via Libera”. Vive adesso in provincia di Siena.
Questa è lei: “Per Emergency ho perfino raccolto fondi insieme a Teresa Strada. Le parole di Strada mi hanno ferito. Qual è la mia colpa? Per la mia riforma sono stata attaccata dalla destra e dai privati. Mi hanno rimosso da ministro. Si può prendere uno schiaffo da una parte. Ma io lo prendo anche dall’altra. Perché? Così è un paradosso”. Cosa dicono gli uomini di sinistra? Alla Bindi è venuta a mancare la madre da poche settimane. Vivevano insieme. “E lo so che non sono più una bambina ma la mamma è sempre la mamma. Non posso lasciarmi inquietare dagli stupidi. E però mi ha addolorato leggere quelle frasi. Ed è stato un tumulto. Mi sono chiesta come ho fatto trent’anni a vivere difendendomi”.
È stata ministro della Sanità dal 1996 al 2000, presidente della commissione antimafia. Per gestire la sanità calabrese non aveva forse tutte le qualità? È andata in questo modo: “Lo so pure io che si è fatto il mio nome. Per ventiquattro ore sembrava quasi dovessi diventare commissario. E invece non c’è mai stata nessuna telefonata”. Avrebbe accettato? “Ho l’abitudine di prendere in esame le proposte quando vengono formulate. Ma una cosa la dico. La Calabria meritava e merita rispetto e non quel balletto. Non ha bisogno solo di un commissario. La sua sanità va presa in braccio”.
E invece continuano a metterla nelle braccia di Strada. Che commissario sarebbe stato? Facciamo la differenza. Lui non ha trovato un accordo con il governo, ma rilascia interviste dove straparla di sistemi sanitari. Rosy Bindi che da ministro ha imposto ai medici l’esclusività (scegliete: o pubblico o privato) e che ha inventato i distretti sanitari, questa intervista neppure voleva farla. Ha ragione Strada quando dice che c’è da mettersi le mani ai capelli ma per chi gli affida una cattedra da manager.
Spiega Rosy Bindi che il fondatore di Emergency, l’incarico non potrebbe neppure ricoprirlo: “In Calabria sta svolgendo un servizio sanitario. Non può fare il commissario del committente. Sarebbe un conflitto di interesse. E poi mi sembra abbastanza impegnato. L’ho sempre stimato. Non posso che fargli i miei auguri”. Il partito l’ha cercata? Non servirebbero le sue competenze? “Dovete chiederlo ai dirigenti. Non mi arriva nessuna proposta o richiesta di parere dal mio partito. E non lo dico con rancore. Io la penso come Andrea Camilleri. Non siamo contemporanei a tutte le epoche. Io faccio fatica a tornare contemporanea”.
C’è qualcosa che Berlusconi deve leggere. “Ho apprezzato la posizione di Berlusconi sul Mes per questo mi sono meravigliata quando ha cambiato nuovamente idea. Quel denaro servirebbe ad esempio alla Calabria. Spero davvero possa tornare indietro”. Non è Renato Brunetta che glielo chiede ma Rosy Bindi. Cosa ne pensa di lui? È cambiato? Europeista, responsabile. “Confrontato con gli altri leader della destra è un vero moderato. Berlusconi ha un certo senso istituzionale. Ha scelto l’Europa”. Le hai mai chiesto scusa? “Non ha mai dato segnali di ravvedimento ma non posso che apprezzare chi torna a fare il gentiluomo”.
Un giudizio su Roberto Speranza? “Posso darlo alla fine della pandemia quando dovrà correggere i difetti di un sistema sanitario che sono emersi. Forse sarebbero stati meno se avessero applicato la mia riforma. Al momento il giudizio è sufficiente”.
Dove e con chi passerà questo Natale? “A casa, con mia sorella. Mi è rimasta lei. Andrò a messa quando mi diranno di andare. Penso che non ci sia tempo e spazio che possano sfuggire alla mano di Dio”.