Dalle Operette morali di Giacomo Leopardi (testo apocrifo)
In una sala di attesa del centro prelievi Dino e Alfredo discutono sul fatto che più si è malati più si paga.
Dino: Ciao Alfredo, anche te qui? Cosa aspetti?
Alfredo: Aspetto che sia il mio turno per ritirare il risultato dell’esame dell’urine. I soliti bruciori e così l’ho rifatto, dopo tre mesi dall’altra volta: esame completo con test batteriologico… si chiama urinocoltura.
Dino: Anch’io, nella stessa tua situazione, stesso esame. Ma è la prima volta che il mio dottore me lo prescrive. Prima informiamoci però di questo ticket che bisogna pagare; credo che qui ci sia, mentre in qualche altra regione non c’è.
Alfredo: Si, da noi è proporzionale al reddito.
Dino: Quindi te pagherai certo più di me…
Alfredo: Dipende… forse uguale se siamo nella stessa fascia di reddito. Ora mi informo. Ma te quanto dichiari?
Dino: Quanto? Tutto! Ho solo la pensione, 36.000 euro.
Alfredo: Anch’io ho solo la pensione, ma, come immaginavi, assai più alta, 73.000 euro.
[Alfredo ritorna dopo essere stato allo sportello]
Alfredo: Siamo nella stessa fascia di reddito: da 35.000 a 75.000 si paga lo stesso.
[I due amici vanno quindi a prendere le informazioni e pagano.]
Dino: Ma quanto hai pagato te?
Alfredo: Dodici euro, una bella sommetta!
Dino: Bella sommetta? Figurati io. Ho pagato 34 euro!
Alfredo: Non è possibile, avranno sbagliato. Vai a sentire all’URP, anzi ti ci accompagno
Dino: L’URP? E cosa è?
Alfredo: L’Ufficio relazioni per il pubblico.
Dino: Benissimo, anzi ci conosco uno che ci lavora. Lorenzo, un vicino di casa, così spero mi aiuti.
Dino: Salve Lorenzo, per fortuna c’è lei. Senta volevo una spiegazione. Mi hanno detto che il ticket è in relazione al reddito, ma abbiamo fatto lo stesso esame, urine con il batteriologico e ad Alfredo, che è lui e ha un reddito doppio del mio, hanno fatto pagare meno della metà. O come si spiega?
Lorenzo: Ma, se volete… dovrei visionare le analisi fatte, se volete…
Alfredo e Dino: Faccia faccia, non abbiamo segreti fra amici.
Lorenzo: Ma, strano… [sfoglia i risultati].
Ah. Ecco la ragione. Vede Dino, le sue analisi sono risultate positive, cioè vi è una infezione batterica e pertanto, come c’è scritto nelle spiegazioni che le avevano dato alla consegna del campione, in tal caso si procede a effettuare un antibiogramma, che serve a individuare l’antibiotico idoneo a trattare questa infezione.
Dino: Ed è per questo che pago di più?
Lorenzo: Si! Per questa ragione.
Dino: Ma scusi, visto che non c’è fila mi faccia motivare la mia meraviglia. Mi avevano detto che era un Servizio sanitario fondato sulla fiscalità progressiva, cioè proporzionale. Poi mi mettono una compartecipazione che è uguale a quella di Alfredo, che ha un reddito doppio del mio e ora scopro che, per la stessa analisi, devo pagare più del doppio, in conseguenza del risultato dell’esame?
Lorenzo: Si, perché hanno fatto ulteriori accertamenti sul suo campione di urina.
Dino: Ma se, lo dico a fini esemplificativi e – mi permetta – sotto il profilo morale, di etica pubblica… se si fosse tutti e tre assicurati per le infezioni urinarie si pagherebbe non rispetto al reddito, ma un premio identico: ad esempio 2 euro. Ora in tal caso lo pagherebbe lei, che non ha avuto necessità di ricorrere all’esame, lo pagherebbe Alfredo, con risultati negativi e lo pagherei io che ho avuto un risultato positivo. In altri termini all’interno di questa platea vi sarebbe una “condivisione del rischio”, credo si dica così, e conseguente identico premio. C’è qualche cosa, in questo esempio, seppure marginale, che proprio logicamente e eticamente, non torna.
Lorenzo: Vede, signor Dino, è la premessa sua che è sbagliata. Questa non è una tassa, che vogliamo progressiva; non è un premio, che volgiamo uguale condividendo il rischio, ma è una compartecipazione, ovvero ticket. L’hanno messa per ridurre comportamenti impropri, per contenere i consumi sanitari. E’ pur vero – mi obietterà – che non si è presentato spontaneamente richiedendo l’esame, ma dopo una visita medica e prescrizione del suo curante. Ma, diciamoci la verità, anche i curanti hanno una certa necessaria elasticità e cedono in qualche misura alle richieste degli utenti.
Dino: Si capisco, ma l’antibiogramma non l’ho richiesto io né il mio dottore. L’ha fatto – giustamente – il laboratorio riconoscendo che io ho una patologia infettiva e lo fa per far si che io mi curi meglio, che non prenda antibiotici inutili, che non faccia, appunto, consumo inappropriato e oltre tutto contribuendo all’antibiotico resistenza; che non abbia complicazioni che mi porterebbero a ulteriori cure o ricoveri e quindi spese da parte del servizio sanitario… Quindi la mia richiesta di analisi era proprio “appropriata”. Cosa mi “disincentivano”? Semmai sono io che dovrei pagare meno di Alfredo, che è la seconda volta che viene qui e fa un esame dell’urine negativo.