La diagnosi precoce dei tumori e la sanità integrativa: un incrocio pericoloso

La prevenzione non può e non deve essere influenzata dalle logiche di mercato. La lettera di Claudio Maria Maffei pubblicata su quotidianosanita.it mette in luce la pericolosità dell’incrocio tra diagnosi precoce dei tumori e sanità integrativa.

La riflessione all’origine della lettera è stata causata da una frase pronunciata durante un servizio del TG1 in occasione della manifestazione “Race for the Cure”. Questa importante iniziativa a sostegno della prevenzione del tumore al seno costituisce indubbiamente una buona occasione per dare visibilità alle informazioni corrette. Tuttavia, nel servizio in questione, un esperto ha sottolineato come la diagnosi precoce è facilmente realizzabile con una ecografia ogni due anni. L’imprecisione di tale affermazione (ben distante dalle indicazioni fornite da Ministero della Salute e AIRC), poteva forse essere imputata alle logiche televisive.

Ad alimentare i dubbi, però, ha contribuito la comparsa di “Uni Salute”. Il nome dello sponsor di Race for the Cure, campeggiava in bella vista in una delle interviste che hanno accompagnato la manifestazione. Per capire di cosa si trattasse, è bastato aprire il sito web. Anche qui, le soluzioni proposte sono ancora una volta in contrasto con le linee guida ufficiali sullo screening.

Il Servizio Sanitario Nazionale sta attraversando una fase delicata. Le difficoltà riscontrate nell’erogazione delle prestazioni per la diagnosi precoce dei tumori della mammella ne sono un sintomo evidente. In questo momento così complesso, Uni Salute lascia intendere che si può fare di più per la diagnosi precoce. E che questo qualcosa in più ce lo può dare la sanità integrativa. In tale contesto, non si può lasciar correre l’idea di una sanità in cui anche la prevenzione può essere influenzata dalle logiche di mercato.

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