di Maria Chiara Giorgi, Il Manifesto, 16/09/2021
Sanità. Si è persa la questione fondamentale che dovrebbe occupare l’agenda politica: ovvero lo strumento che garantisce a tutti e tutte, indistintamente, la tutela della salute, a partire dall’assistenza territoriale e dalla prevenzione, volto a perseguire gli obiettivi di uguaglianza, universalismo, omogeneità territoriale, globalità delle cure Nel tanto parlare di green pass e di terza dose del vaccino, si è persa la questione fondamentale che dovrebbe occupare l’agenda politica: lo stato di salute del nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn). Ovvero dello strumento che garantisce a tutti e tutte, indistintamente, la tutela della salute, a partire dall’assistenza territoriale e dalla prevenzione, volto a perseguire gli obiettivi di uguaglianza, universalismo, omogeneità territoriale, globalità delle cure.
Questa è la preoccupazione che ha portato l’Associazione Salute diritto fondamentale a presentare ieri presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso a Roma un documento critico delle attuali politiche, alla presenza di Rosy Bindi, Nerina Dirindin, Marco Geddes da Filicaia. Più segnali mostrano quanto sia all’ordine del giorno un disegno di privatizzazione della sanità italiana, incentrato sul rafforzamento del privato, dei meccanismi e delle logiche del mercato. Contro questa deriva si è espressa l’Associazione, offrendo risposte in grado di consentire il rafforzamento del servizio sanitario pubblico. Sono quattro i segnali che mettono a rischio di indebolire ulteriore il Ssn, già da anni penalizzato dal de-finanziamento, dai tagli dei posti letto e di personale, da politiche che hanno inciso pesantemente sulla tenuta dei servizi territoriali e di prevenzione, e da ultimo messo a dura prova dall’emergenza della pandemia.
Anziché realizzare un rilancio della spesa sanitaria pubblica, le previsioni di spesa in questo campo mostrano una riduzione continua dal 2022 al 2024 secondo i documenti del governo. Il primo segnale, riportato nel documento dell’Associazione, riguarda il fronte del personale, già drasticamente ridotto nel numero dei medici, degli infermieri e in generale degli addetti alle professioni sanitarie. Allo stato attuale, dati i limiti previsti nella spesa corrente e nella mancata rimozione dei vincoli che limitano le assunzioni a tempo indeterminato, non si registrano inversioni di tendenza, mentre continua la fuga all’estero del personale sanitario italiano ed è carente la programmazione della formazione universitaria. Il secondo indizio concerne la lentezza nella ripresa dell’attività ordinaria, con il rischio che i cittadini si rivolgano sempre più al privato (che avendo partecipato solo marginalmente alle attività emergenziali non richiede riorganizzazione e ristrutturazione), evitando le strutture pubbliche in affanno.
Qui si nasconde uno dei pericoli più gravi, altrettanto presente rispetto alla destinazione delle risorse del Pnrr. I 500 milioni stanziati per smaltire le liste di attesa e i fondi del Piano per l’assistenza domiciliare integrata rischiano infatti di essere destinati ad erogatori privati, anziché, si afferma nel documento prodotto dall’Associazione, «rafforzare la presa in carico globale e integrata da parte dei servizi pubblici». Con il risultato che mentre va indebolendosi l’offerta pubblica, aumenta il potere di mercato di molti soggetti privati. Una ulteriore spia allarmante proviene dalle proposte di riforma per aumentare la concorrenza nel settore, avanzate al governo dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel marzo scorso, le quali sollecitano maggiore apertura “all’accesso delle strutture private all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate” e l’eliminazione del “vincolo della verifica del fabbisogno regionale di servizi sanitari”.
Su tutto, ciò che rischia di imporsi con grande rapidità e nel vuoto della politica, di una cultura politica capace di opporsi a concezioni privatistiche, è il modello sanitario lombardo. Un modello che da anni ha cancellato la rete dei servizi territoriali pubblici e ha messo in campo una concorrenza tra pubblico e privato sleale, squilibrata e a favore di quest’ultimo. Proprio alla vigilia della legge di bilancio 2022 e delle annunciate misure sulla concorrenza, si rende più che mai necessario “correggere questi indizi” – afferma l’Associazione. Serve rilanciare mobilitazioni per la tutela e la promozione universale della salute, individuale e collettiva; porre al centro dell’attenzione pubblica e dell’agenda politica il ruolo imprescindibile della sanità pubblica.